In questi giorni, in cui l’Inghilterra è “punita” dal virus, c’è chi come Arcuri prospetta patentini vaccinali e chi promette lockdown fino a tutto febbraio, come Ricciardi. In questo caso conviene riflettere ancora sul ruolo che l’obbligo vaccinale ha per la vita di noi tutti.
Mi si dice che il settore vaccini è una minima parte degli introiti di Bigpharma. Una parte che ha quadruplicato il suo giro d’affari in pochi anni, che cresce al ritmo doppio rispetto agli altri settori farmaceutici, che trova nel coronavirus un volano enorme… ma al momento una piccola parte.
Diamo per buono questo fatto e ragioniamo sul potere in generale, di cui quello economico non è che il paravento. Siamo in una situazione in cui 46 persone posseggono le risorse di 3,8 miliardi di altre persone. Sappiamo chi sono. Più o meno sono le stesse da secoli, con qualche nuovo ingresso, tutte imparentate tra loro o in stretti rapporti.
Il capitalismo ha provocato questo squilibrio e se anche quel somaro di Marx non ha azzeccato quasi niente, su due fattori dobbiamo dargli ragione: l’alienazione e i la concentrazione del capitale. Nei regimi liberal-democratici la concentrazione assume la forma del monopolio che poggia sulle tare genetiche della democrazia per mascherarne lo svuotamento. lo squilibrio economico però, così come ha usufruito del capitalismo per realizzarsi, oggi è limitato dallo stesso liberalismo: i residui di enti antitrust ma soprattutto ciò che rimane dei diritti individuali sono un ostacolo ancora presente. In una epoca in cui il capitalismo di Stato cinese stravince su quello ancora leggermente impastoiato dell’occidente, si impone una ridiscussione del capitalismo occidentale stesso, il cosiddetto Grande Reset. Non tanto per la sua competitività contro quello “persiano”, orientale inteso come modello sociale, ma per il mantenimento del potere politico, che in Cina può essere mantenuto attraverso decenni di indottrinamento.
Le masse occidentali, se prendessero coscienza, potrebbero rovesciare in un minuto queste oligarchie e affogarle nel loro sangue.
I popoli dell’occidente si solleverebbero immediatamente di fronte ad una imposizione autoritaria e palese delle volontà dei pochi “eletti”. Quindi si impone un salvataggio della scorza della democrazia per evitare la rivoluzione. Qui l’aspetto economico, dal quale siamo partiti, passa in secondo piano. L’importante è la creazione di un cittadino “persianizzato”, all’interno del sistema liberale, che sostituisca quello di stampo greco-romano. L’erosione della resistenza individuale va allora realizzata da questi potentati attraverso la biopolitica:
1) creare cittadini disposti a sacrificare se stessi per la sopravvivenza e il miraggio di una felicità sempre più rarefatta e massificata, una sopravvivenza messa in pericolo attraverso sapienti operazioni mediatiche che impongono stati di emergenza;
2) realizzare fisicamente questi cittadini, in modo che siano progettabili e ricattabili dal punto di vista biologico.
La medicina, la fucina di questo progetto, andrà quindi interiorizzata, fino all’impianto sottocutaneo di distributori di farmaci e ormoni, per giungere a paralizzatori della volontà e del desiderio e infine alla manipolazione genetica per espellere dal carattere degli uomini aggressività, onore, sprezzo del pericolo e ogni residuo di idealismo e di coraggio. Già Steiner lo preconizzava. Il vaccino in tal senso è l’arma più potente e vale solo per questo ogni sforzo. Può essere applicata a tappeto e sin dalla nascita, si presta ad una schedatura inoppugnabile dei già trattati, attraverso la quale creare una cittadinanza di serie A (in realtà la peggiore, quella più prona) e una di serie B, derelitta ed emarginata, destinata a scomparire, azzerandone i diritti con un semplice click su un database.
Lottare contro l’obbligo vaccinale è l’azione più importante della nostra epoca.
E non mi si dica che questo è un post visionario. L’introiettare nel nostro corpo tutto il reale è un destino. Non mi sto riferendo solo alle protesi e alla microingegneria. Tutta la tecnica non ha fatto altro che avvicinare al corpo ciò che era distante e separato: il telefono cellulare, con gli auricolari, gli smart watches, gli smart glasses, non è altro che l’avvicinamento al corpo di oggetti prima separati e distanti: calcolatrice, telefono, macchina fotografica, radio, stereo, registratore, sveglia, agenda, calendario… la dipendenza che sviluppiamo nei confronti dello smartphone dipende esclusivamente dalla sua prossimità al nostro corpo. La scienza non fa altro che avvicinare la realtà, vista come appendice strumentale di noi stessi. Nell’illusione di dominarli, diverremo noi stessi oggetti, non solo del potere. Pensateci.