E’ un nobile o un notabile di alto rango, il guerriero piceno la cui tomba è stata recentemente trovata nel territorio di Sirolo (AN), non lontano da quella dell’ormai famosa “Principessa o Regina Picena” e a essa coeva (seconda metà del VI sec. a. C.). E’ emersa dalla bruma del tempo e dell’anonimato a fino novembre, grazie a indagini di archeologia preventiva che la Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e Paesaggio delle Marche stava conducendo nella conosciuta necropoli “dei Pini”, nel cuore stesso del parco del Cònero, vanto paesaggistico e naturalistico delle Marche.
Nella sepoltura a inumazione, il corpo è posto in una fossa rettangolare, ripiegato su se stesso e adagiato sul fianco destro. L’ubicazione all’altezza del petto delle fibule in osso, bronzo e ambra, suggeriscono che il nobile è stato sepolto avvolto in una veste che il tempo ha completamente dissolto. La presenza di ambra, è piuttosto comune nelle tombe picene: i nostri progenitori di entrambi i sessi, la apprezzavano particolarmente acquistandola grezza da mercanti dalmati e da quelli stanziati alla foce del Po (che a loro volta, la acquisivano dalle zone baltiche) per poi affidarne la lavorazione ad artigiani locali e farne largo uso sotto forma di monili di vario genere.
L’autorevolezza del defunto si palesa negli arredi della tomba, in particolare dagli oggetti bronzei: una brocca da vino di probabile produzione etrusca e una cista a cordoni (recipiente a forma di canestro). Il reperto più interessante però, è uno sgabello pieghevole portatile, costruito con aste di ferro e borchie di bronzo e avorio che sostenevano la seduta oramai scomparsa che doveva essere di tessuto o cuoio. Nella cultura picena, come tra l’altro in quella etrusca e romana, lo sgabello simboleggia l’assurgere a cariche pubbliche importanti (basta pensare alla sella curule); quindi, associato alla ricchezza degli altri arredi ceramici, questo cimelio ci suggerisce che la persona in questione rivestiva con tutta probabilità una carica politica o comunque pubblica di assoluto rilievo.
Come tutti gli uomini piceni, costui era anche un guerriero, ragione per la quale nella tomba è stata rinvenuta anche la tipica panoplia militare: un’ascia, una lancia, un pugnale con fodero, una spada e un elmo.
La presenza di alari di ferro e di una creagra (sorta di forchettone con rebbi curvi) del medesimo materiale, sono con tutta evidenza collegati alla pratica del banchetto funebre, riservato al nutrimento del morto nell’aldilà.
Tutto questo materiale ora dovrà essere recuperato, restaurato, accuratamente studiato e speriamo musealizzato quanto prima.
Ogni nuova scoperta nel mondo dei piceni è entusiasmante, poiché contribuisce a far luce sulla vita di questo popolo per certi versi ancora misterioso, aggiungendo nuovi dati allo studio della protostoria europea. In questo modo, possiamo procedere nella conoscenza delle nostre origini e quindi di noi stessi.

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