Nell’ultimo lembo di Marche, lungo l’Appennino centrale, andiamo alla scoperta di una piccola porzione del vasto territorio del Parco Nazionale dei Sibillini, che racchiude una varietà di risorse storiche, artistiche e ambientali tutte da esplorare.
Ispirato da queste montagne incantate, dove miti e leggende ruotano attorno alla figura misteriosa della profetessa Sibilla, scriveva così Giacomo Leopardi ne “Le ricordanze”:
«E che pensieri immensi,
che dolci sogni mi ispirò la vista
di quel lontano mar, quei monti azzurri,
che di qua scopro, e che varcare un giorno
io mi pensava, arcani mondi, arcana
felicità fingendo al viver mio! »
Tra le decine di itinerari possibili (dal trekking al cicloturismo, dal rivering al gommoning, dalle rilassanti passeggiate alle escursioni impegnative fino alle alte vette, dalle visite dei borghi al relax sulle sponde dei laghi) abbiamo scelto per questa volta un itinerario da fare in giornata, adatto a tutti, dai grandi ai piccoli, dagli sportivi ai sedentari.
Un percorso che si snoda in un crescendo di emozioni quello che parte dal suggestivo borgo medievale di Montefortino: perla incastonata nella maestosa cornice dei monti Sibillini che si mostrano nella loro imponente bellezza, quasi a voler farsi ammirare posando per il visitatore, che li scopre dalla panoramica terrazza di Piazza Umberto I. Un pannello esplicativo posto a ridosso della ringhiera che cinge la graziosa piazzetta permette di riconoscere gli alti picchi del Monte Vettore, del Monte Sibilla e del Pizzo Regina. Dopo aver riposato lo sguardo sul verde acceso di questo affascinante scenario naturale non ci resta che iniziare a perderci tra i deliziosi vicoli delimitati dalle case in pietra e cotto dove l’atmosfera fuori dal tempo ci penetra col suo fascino. L’abitato, tra i più antichi insediamenti del piceno, costruito secondo la tipica pianta medievale a semicerchi concentrici, conserva, della fortificazione originaria (da cui il nome Montefortino), la Porta di Santa Lucia, la Porta San Biagio (o Portarella) e la Porta di Valle. Valgono sicuramente una visita la chiesa di San Francesco (o di Santa Maria del Girone) del 1549, al cui interno si trova una Madonna del Rosario di Simone De Magistris, il cinquecentesco Palazzo Leopardi, oggi sede della Pinacoteca civica intitolata al pittore locale Fortunato Duranti, ed infine il Tempietto dell’Orologio, singolare costruzione del XVI secolo la cui facciata venne disegnata dallo stesso Duranti, che poi vi dimorò durante gli ultimi anni della sua vita.
La mattinata volge ormai al meriggio ed un certo languorino comincia a farsi sentire. È giunto il momento di riprendere l’auto alla volta della località Ambro dove ci attendono un paio di semplici ma ottimi ristorantini, affacciati sulle sponde del torrente che dà il nome alla località, per offrirci ristoro all’ombra degli alberi, cullati dal piacevole sottofondo dell’acqua che scorre e dal cinguettio degli uccellini.
Giungiamo sul posto dopo circa quindici minuti di guida: al termine di una strada in salita, ecco stagliarsi, nella sua imponenza a ridosso della montagna, il Santuario della Madonna dell’Ambro, che però visiteremo più tardi, perché anche i frati che lo hanno in custodia hanno diritto alla siesta e non spalancheranno il portone prima delle 16.
Ci dirigiamo alla sinistra del santuario per accomodarci a degustare le prelibatezze del luogo, in primis l’appetitoso Pecorino dei Sibillini, presidio Slow Food, e il gustosissimo Ciauscolo, un salame spalmabile, tipico dell’entroterra marchigiano. Un buon caffè e si riparte perché il richiamo del torrente si fa irresistibile. Iniziamo il percorso che costeggia il greto, è una passeggiata rigenerante che riempie gli occhi di ammirato stupore e il cuore di immensa gratitudine per la bellezza del creato. Il profumo del sottobosco, il mormorio dell’acqua cristallina e gioconda, le cascatelle che compaiono spumeggiando, la montagna che ci sovrasta, ci fanno sentire parte di un tutt’uno armonico Dopo un breve cammino ci imbattiamo in una piccola radura e ci colpiscono due statue in bronzo poste sopra a due rocce l’una di fronte all’altra. Si tratta del ricordo del miracolo in seguito al quale fu costruita la prima cappella devozionale, intorno a cui fu poi eretto l’attuale santuario. Nell’anno Mille una pastorella nata sorda e muta, guarì in modo inspiegabile e raccontò che mentre pregava sotto un faggio vide la Madonna con il Bambino in braccio. Le sculture raffigurano appunto la pastorella inginocchiata in preghiera e la Santa Vergine seduta tra i rami di un albero. Sostare in questa radura è davvero un’esperienza rilassante, resa ancor più suggestiva dalla presenza di una piccola cascata.
A questo punto si può scegliere se proseguire l’escursione, con il percorso che in alcuni piccoli tratti si fa leggermente meno confortevole, o tornare indietro per la visita al Santuario, che in ogni caso consigliamo vivamente.
Protetto dal Monte Priora e dal Monte Castel Manardo, è il santuario più antico delle Marche (seconda metà del Cinquecento) e, dopo Loreto, il più importante e visitato luogo mariano nella regione. E’ chiamato anche la “Piccola Lourdes dei Sibillini” perché ricorda in alcuni aspetti il grande santuario francese: Lourdes si trova nei Pirenei e l’Ambro nei Sibilllini; accanto a Lourdes scorre il fiume Gave, qui invece il fiume Ambro; anche a Lourdes la Vergine è apparsa ad una pastorella, Bernadette, mentre qui a Santina. C’è anche un legame con il santuario di Loreto in quanto progettati dal medesimo architetto. Come per la Basilica Lauretana, che racchiude la Santa Casa, la primitiva cappella dell’Ambro (costruita nel luogo preciso dell’apparizione) è incorporata nell’abside della nuova chiesa e la statua della Madonna seduta in trono con in braccio il Bambino Gesù (terracotta dipinta ad olio, 1562) custodita al suo interno, funge da pala d’altare ed è visibile attraverso la grata che separa l’altare maggiore dall’abside.
Alla zona absidale si può accedere mediante due porte poste ai lati dell’altare e vi trovano collocazione tantissimi doni votivi lasciati dai fedeli a testimonianza delle grazie ricevute. Non è difficile incontrare uno o più frati cappuccini che in “perfetta letizia” francescana accolgono col sorriso avventori e fedeli, disponibili a rispondere alle curiosità sulla storia del santuario e su come il retaggio pagano delle leggende Sibilline si intrecci con l’espressione della religiosità negli affreschi del 1610, che raccontano vari episodi della vita di Maria, ma ritraggono anche dodici Sibille.
Torniamo a casa portando con noi l’atmosfera mistica assaporata in questo luogo e il senso di pace interiore che ci accompagnerà per diversi giorni ancora, finché fagocitati dalla routine non si riaffaccerà come una brezza leggera il richiamo dell’Ambro che ci sussurrerà di tornare a respirare nel grembo di madre natura e della Madre Celeste.