Nel centenario della nascita di Astor Piazzolla (1921-1992), sarà l’opera-tango “Maria De Buenos Aires”, del compositore argentino l’occasione per scoprire, a Jesi, la bellezza di un capolavoro che debuttò nel 1968 al Teatro Colón di Buenos Aires unendo sacro, profano e fantastico, alla forza ipnotica del tango.
L’opera sarà proposta venerdì 27 agosto e sabato 28 agosto, ore 21, in Piazza Federico II a Jesi, nell’ambito della 54^ Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi, in una nuova produzione firmata dalla Fondazione Pergolesi Spontini, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona e Ente Luglio Musicale Trapanese. Aldo Sisillo dirige l’Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera Giocosa, regia scene e costumi sono di Stefania Panighini, light designer è Andrea Tocchio, le coreografie sono di Andrea Degani e Giovanna Di Fazi. Protagonisti sono il mezzosoprano Giuseppina Piunti nel ruolo di Maria, il baritono Enrico Maria Marabelli nel ruolo El Playador, e l’attore Davide Mancini che interpreterà El Duende. In scena, anche, i danzatori del Gruppo CoreoTango ASD Gioki-Danza-Gioki Tango Savona.
Per la prima volta, con questo appuntamento, la Fondazione Pergolesi Spontini rende l’opera accessibile a non vedenti/ ipovedenti e non udenti/ipoudenti. ll progetto di “opera accessibile” è a cura di ALI Accessibilità Lingue Inclusione , in collaborazione con Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus APS sezione di Ancona, e con Ente nazionale Sordi onlus sezione provinciale di Ancona. L’iniziativa comprende una serie di servizi disponibili gratuitamente prima dello spettacolo, ed altri durante la rappresentazione. Sabato 28 agosto ore 18 ci sarà il percorso multisensoriale dedicato, alle ore 21 va in scena l’opera con il servizio di audio introduzione, audiodescrizione e sopratitoli.
L’opera-tango, o tango operita di Astor Piazzolla, su libretto di Horacio Ferrer, usa il linguaggio del nuevo tango, a cui Piazzolla deve la sua notorietà, ed è stata ispirata e dedicata alla cantante italiana Milva. Il libretto trae spunto da una leggenda metropolitana e narra di Maria, nata in un sobborgo povero di Buenos Aires “un giorno che Dio era ubriaco”; giovane operaia di un’industria tessile, la protagonista è irresistibilmente attratta dalla musica del tango ascoltata per strada sulla porta di un bar notturno, e diventa una cantante di tango. In una vicenda surreale e fantastica di morte e rigenerazione dalla forte componente simbolica, sacro e profano s’intrecciano in un mondo metropolitano fantastico animato di poesia, musica e danza. Intorno a Maria si muovono El Cantor, un giovane scrittore, e El Duende, il folletto, con un gruppo di pittoresche marionette, vari elementi dei sobborghi di Buenos Aires e alcuni psicanalisti, spettro della crisi argentina degli anni Sessanta.
Per la regista di Stefania Panighini, l’opera mette in scena “un tango di lacrime e sudore, di poesia surreale, di lamiere, rabbia e dolore, espressione di un desiderio di rinascita e di rinnovamento, che nei difficilissimi anni ‘70 argentini, fatti di colpi di stato e desaparecidos, era un portentoso faro nella tempesta. Piazzolla e Ferrer si mettono di traverso al regime, gettano le basi di una nuova cultura imperniata attorno alla figura di una donna, novella Madonna di una religione che riparte dagli ultimi e ruota intorno ai ladri, alle prostitute e ai loro protettori”.