Misericordia scritto e diretto da Emma Dante luci Cristian Zucaro con Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli coproduzione Piccolo Teatro di Milano– Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo Piccolo Teatro Grassi dal 14 gennaio al 16 febbraio 2020 foto © Masiar Pasquali

Il Teatro Pergolesi di Jesi ricorda Valeria Moriconi a 16 anni dalla scomparsa della grande attrice jesina. Martedì 15 giugno, alle ore 21, l’anniversario si celebra in scena, con Misericordia, l’ultimo spettacolo di Emma Dante, l’artista siciliana che ha vinto, nel 2020, la terza edizione del Premio “Valeria Moriconi – Protagonista della scena”, dopo l’assegnazione a Isabelle Huppert (nel 2009) e a Monica Guerritore (nel 2011).
Un ricordo che viene celebrato dalla Fondazione Pergolesi Spontini, dal Comune di Jesi e dall’Amat, in collaborazione con il Centro Studi “Valeria Moriconi” che a Jesi ne conserva la memoria ed il prezioso Archivio documentario, donato alla città dagli eredi della Moriconi e da quest’anno oggetto di un importante lavoro di sistemazione e digitalizzazione grazie al sostegno della Regione Marche.
Emma Dante, indiscussa protagonista del teatro italiano di questi anni, arriva al Teatro Pergolesi di Jesi con Misericordia, da lei scritto e diretto, interpreti Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli, luci di Cristian Zucaro, in una coproduzione per il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa con Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale e Teatro Biondo di Palermo.
Uno spettacolo nel quale la regista siciliana torna alla sua lingua, al suo stile, al suo universo emotivo, per raccontare la fragilità delle donne, la loro disperata solitudine. Grazie al teatro, la vincitrice del “Premio Moriconi 2020” restituisce la voce a creature che, nella società e nella storia, non ne hanno.
Sono Anna, Nuzza e Bettina, che lavorano a maglia di giorno e si vendono di notte sono le protagoniste di questa favola contemporanea.
“Misericordia è una favola contemporanea. Racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine”. Il testo racconta la storia di tre donne che si prostituiscono e di un ragazzo menomato che vive con loro in un monovano lercio e miserevole. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette, al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti. “Arturo non sta mai fermo – continua la Dante – è un picciutteddu ipercinetico.
Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. La madre di Arturo si chiamava Lucia, era secca come un’acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era china ’i musica e Lucia abballava p’i masculi! Soprattutto per un falegname che si presentava a casa tutti i giovedì.
L’uomo era proprietario di una segheria dove si fabbricano cassette della frutta, guadagnava bene ma se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati. Lo chiamavano “Geppetto”. Alzava le mani. Dalle legnate del padre nasce Arturo, mentre Lucia muore due ore dopo averlo dato alla luce. Nonostante l’inferno di un degrado terribile, Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro. Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino”.

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