I quotidiani di questa mattina, da Repubblica a Il Giornale, fotografano impietosamente il drammatico stato in cui versa l’Italia.
In una tragedia simile, il Paese è ostaggio dello stallo voluto da un arrogante e supponente avvocatuccio pugliese disposto a tutto pur di non perdere il potere.
In qualsiasi altro Paese dove prevalesse il buon senso (e dove nessuno, al di là degli strepiti pubblici, vuole andare a votare), un personaggio come questo: A) se avesse un briciolo di dignità farebbe non uno ma due passi indietro B) sarebbe messo alla porta dalle forze di maggioranza, consapevoli che una posizione singola non vale l’immobilismo di un Paese.
Ora mi chiedo: è davvero così difficile sedersi tutti, o almeno chi abbia a cuore veramente il futuro del Paese, intorno a un tavolo e studiare le soluzioni migliori con le quali tirare fuori l’Italia dalla palude? Se davvero vogliamo ricorrere al Recovery (un prestito, null’altro), mettere le migliori energie del Paese dietro una scrivania e far scrivere un piano serio e di rilancio è una impresa impossibile o veramente pensiamo di continuare ad affidare le scelte più importanti a un certo Arcuri?
Una figura istituzionale, seria e competente al contrario dell’avvocatuccio pugliese, che magari risponda al nome di Mario Draghi con un governo di tecnici realmente competenti, sostenuta da un governo di unità nazionale: questa ad oggi è l’unica salvezza. Non certo fossilizzarsi e lanciare ultimatum sull’incapace arrogante e borioso avvocatuccio pugliese.
Se non ha la dignità di farsi da parte, verrà umiliato con il voto sulla giustizia, su quello Stato di diritto che Dj Fofò vorrebbe distruggere e sul quale è fondata la nostra Costituzione.
In tutto questo, entra in gioco il ruolo dell’opposizione. Quella opposizione che deve ancora decidere cosa vuol fare da grande. In realtà, la Lega sembra averlo capito da un po’ anche se apparentemente resta ancorata sulle posizioni di un Salvini in acclarata crisi di identità (e di consensi). Se nella Lega, infatti, il futuro plasmato da Giorgetti e Maroni vede in Zaia il nuovo leader di un partito decisamente più moderato ed europeista, Meloni e i suoi sembrano non aver ben compreso che non c’è altro modo di liberarsi dell’avvocato pugliese e della banda di grillini scappati di casa che quello di optare per un “governo di scopo”, gestito da un figura capace e alternativa all’avvocato pugliese, che prenda in mano il recovery fund e la pandemia, sigli un nuova legge elettorale e in autunno porti l’Italia alle elezioni. Le elezioni non possono continuare ad essere utilizzate come la coperta di Linus dall’opposizione, perchè anche l’elettorato è ormai stanco di sceneggiate e di parole al vento. Rischiare di portare l’accozzaglia grillina a decidere su chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica, significa, infatti, dare il colpo di grazia alla possibilità che qualcuno veramente capace e responsabile prenda in mano la gestione della pandemia salvando contestualmente l’economia, e quindi il popolo italiano, da una catastrofe che ci sta riducendo ad essere il Venezuela europeo.