Il governo Conte ed i media suoi portavoce, la quasi totalità dei più importanti in Italia, ripetono incessantemente da marzo dello scorso anno che la strategia governativa contro il coronavirus sarebbe un “esempio mondiale”, ovvero che le misure governative adottate contro di esso sarebbero necessarie ed utili, sebbene dolorose, per non dire proprio distruttive, a livello economico e sociale. Questa affermazione è vera o falsa? Si stia ai fatti e si prendano alcune statistiche.
Anzitutto, si esamini la percentuale di decessi causa coronavirus in rapporto alla popolazione. La John Hopkins University, rispettato centro di studio medico, pubblica ed aggiorna regolarmente precisi calcoli statistici sui morti per covid in rapporto in tutti i paesi del mondo. Prendendo la voce “deaths per 100.000 population” si ritrova che l’Italia è quarta nel mondo con 123,48 morti ogni 100.000 abitanti, superata soltanto da san Marino, Belgio e Slovenia in un elenco di 171 stati. Da notarsi poi che san Marino ha le dimensioni di una piccola cittadina e che di fatto, essendo un minuscolo staterello, rientra nell’area italiana, mentre Belgio e Slovenia non superano la grandezza geografica e demografica di una regione italiana. Fra i maggiori paesi del mondo l’Italia ha il primato negativo di avere la più alta percentuale di morti per coronavirus.
L’indice di mortalità del coronavirus italiano è maggiore e di gran lunga rispetto a quello dei paesi che hanno scelto di non adottare le drastiche, distruttive misure di confinamento imposte da Giuseppe Conte, scelta che è stata compiuta dalla Svezia (85,7 morti ogni 100.000 abitanti), dal Giappone (2,64 morti ogni 100.000 abitanti, 47 volte in meno dell’Italia!), da Taiwan (0,03 morti, di fatto la mortalità per covid è inesistente in questo paese), la poverissima Bielorussia (15,11) e numerosissimi altri ancora.
Il risultato è che in Italia si sono semidistrutti interi settori economici, con effetti negativi non solo sociali, ma anche sanitari e di vita media che si manifesteranno specialmente nel medio e lungo periodo, senza ottenere risultati contro il coronavirus.
I morti per coronavirus in rapporto alla popolazione sono più elevati in Italia anche in confronto ai paesi, la grande maggioranza del campione, che hanno un Pil pro capite, quindi capacità di spesa, minore dello stato italiano. Non esiste possibile confronto fra i sistemi sanitari dell’Italia da una parte, di paesi come Afghanistan (5,89), Bangladesh (4,70), Haiti (2,12), etc. dall’altra. Sarebbe sbagliato ed insostenibile quindi scaricare la responsabilità della mortalità per covid sulla sanità italiana.
Il divario, sempre a sfavore dell’Italia, si riscontra anche con paesi europei con un clima simile a quello italiano od anche più rigido, come il Kosovo (72,40), la Slovacchia (41,31), l’Ucraina (43,56) con i suoi inverni freddissimi, la Russia, i paesi baltici, la Finlandia, l’Islanda (8,20) etc. Pertanto, non si può neppure imputare al clima, in verità mitigato, dell’Italia l’elevata propagazione di un virus che è favorito dal freddo.
L’Italia è ai vertici anche nella classifica dei contagiati per covid. In termini assoluti, non relativi alla popolazione, per numero di contagiati essa è ottava al mondo secondo WorldMeter Coronavirus, scavalcata soltanto da paesi più popolosi come Usa, India, Brasile, Russia etc.
Un’ultima prova del fallimento delle misure di contenimento del contagio del governo Conte è data dalle statistiche sul numero di contagi per coronavirus registrati quotidianamente in Italia, che consentono di ricostruire con esattezza l’andamento epidemico. L’efficacia delle misure governative può essere valutata in rapporto all’indice di contagio: se esse sono funzionali, allora la loro introduzione dovrebbe abbassarlo. Anche se norme teoricamente predisposte contro il covid sono sempre rimaste in vigore, dal 6 novembre si è avuto un primo, drastico inasprimento. Esso è divenuto ancora più rigido a partire dal 19 dicembre. Detto ciò, si esamini la curva epidemica in relazione a tali date. Dopo il 6 novembre ed il 19 dicembre si è avuto un calo progressivo dei contagiati?
La risposta, basandosi su di una accurata analisi statistica ricostruita dai dati ufficiali (https://statistichecoronavirus.it/) è negativa. Negli ultimi tre mesi la curva epidemica è nel complesso sempre salita, senza che si sia avuta alcuna variazione sostanziale nella velocità di crescita. Limitandosi al mese di dicembre invece si riscontrano alcune oscillazioni, del tutto fisiologiche nel ritmo di diffusione di una malattia, ma senza alcun calo nella media mensile. Non si ha una diminuzione lineare, come bisognerebbe attendersi qualora la quarantena avesse efficacia, anzi non si ha una diminuzione affatto. Si rintracciano invece alcuni brevi cicli di salita e discesa, susseguentesi l’un l’altro.
Il numero di morti in rapporto alla popolazione (4° al mondo su 171 paesi), il numero assoluto di contagiati (8° al mondo), la curva epidemica (che è cresciuta in modo lineare e progressivo, senza tangibile effetto delle misure di quarantena e blocco) dimostrano che il confinamento di massa imposto dal “governo Conte” sia inutile ed inefficace, quantomeno nel contenere l’epidemia. Esso è invece stato efficace nel devastare interi settori economici e nello stravolgere totalmente la vita sociale e la psiche di decine di milioni di cittadini.

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