Arrivati all’epilogo, logico e inevitabile, di una crisi di governo altrettanto logica e inevitabile è necessario un riepilogo, per frenare gli analfabeti funzionali (e politici) che ammorbano il web con ogni tipo di puerile giustificazionismo.
Quindi, ricapitoliamo. C’è un governo. Questo governo non si trova d’accordo su elementi fondamentali come recovery fund, mes, giustizia, scuola, commissario straordinario emergenza, piano vaccinazioni (attendo smentite su questi punti).
Renzi (il cattivo) dice che così non si può andare avanti e si apre una inevitabile crisi, dentro un governo nato non sui programmi ma solo perchè altrimenti “avrebbe vinto Salvini”.
La crisi, inevitabilmente, non trova una conclusione nel ricompattamento della fu maggioranza, perchè, ovviamente, qualsiasi persona seria e di buon senso per prima cosa chiede che il Recovery Fund venga scritto da mani competenti e preparate, che lo stato di diritto resti tale indipendentemente dalle paturnie di Dj Fofò, che il commissario straordinario venga immediatamente esautorato a fronte del palese fallimento di ciascuna delle emergenze gli sono state consegnate, in primis la vergogna dei banchi a rotelle (pagliacci, non potete dire che li avevano chiesti i presidi. I presidi eventualmente li hanno chiesti dopo che voi li avevate imposti. Mistificatori).
In tutto questo, mentre si prova a rimescolare le carte, l’unica voce che si sente giungere è “O Giuseppi o morte”.
E, ovviamente, morte fu.
Dall’altra parte, al di là dell’unica presa di posizione arrivata da Berlusconi che ha sempre invitato a ragionare insieme sul bene del Paese, arrivano le urla di chi vorrebbe capitalizzare alle urne il consenso indicato dai sondaggi: voto, voto, voto.
Non sono un estimatore particolare del presidente Mattarella, ma il grave discorso di ieri sera non faceva una grinza. Se veramente (sulla utilità o meno ne possiamo discutere, ovviamente) si pensa di attingere ai fondi del Recovery Fund, non esistono i tempi tecnici per andare al voto. E, va sempre ricordato che in una Repubblica Parlamentare, nel momento stesso in cui esiste una maggioranza parlamentare il ricorso alle urne è automaticamente escluso.
Ora, vi chiedo: immaginate che sulla scrivania dei vertici dell’Ue arrivi un recovery fund di 13 paginette (sicut erat in principio e nessuno lo ha mai smentito) a firma dell’avvocatuccio pugliese o che invece arrivi un documento a firma di Mario Draghi. Bene. Il secondo passa in automatico senza neanche essere letto.
Mario Draghi, volenti o nolenti (e io stesso anche in passato non ho mai nascosto le mie perplessità sulla sua figura) è oggi la più autorevole figura italiana spendibile in Italia e nel mondo. Oggi stesso, al solo suono del suo nome, le borse sono automaticamente cresciute. Crisi o no di governo. Mario Draghi è colui che comunque ci ha salvati col whatever it takes, diventato ormai un pezzo da libri di storia.
Sapete, forse sì: Draghi è un uomo dei “poteri forti”, uno che con l’alta finanza ci gioca a palline, uno che con gli speculatori ci fa pranzo e cena. Ma, francamente, oggi per poterci tirare fuori da questa palude non c’era di meglio. E non c’è di meglio.
Con Mario Draghi l’Italia riacquista dignità internazionale. Draghi non andrà a parlare all’orecchio della Merkel: Draghi parla in faccia alla Merkel. Mario Draghi può dialogare in un inglese fluente con gli omologhi europei e internazionali, senza shish o dimaiate che ci hanno resi ridicoli nel mondo.
Mario Draghi non è un santo, così come non lo è Renzi. Probabilmente tutt’altro. Ma Mario Draghi è l’unico che può tirarci fuori dalla merda in cui ci ha sepolto l’avvocato pugliese insieme al docente di storia prestato all’economia. A Renzi va dato atto di aver liberato l’Italia da un governo incapace e pericoloso.
Salvini non lo capisce, ma per fortuna c’è Giorgetti. La Meloni si trova di fronte a un bivio: diventare forza di governo o restare per sempre opposizione, un nuovo Msi.
Agli amici di centrodestra che oggi hanno anche da ridire su Draghi chiedo: volevamo continuare con Dj Fofò e i banchi a rotelle? Con l’uomo che sussurrava alla Merkel? Con le veline di Casalino? Davvero pensate che col voto si sarebbe data una svolta? Immaginate cosa significhi andare al governo oggi, in una situazione socio economica catastrofica? Vi basta davvero pensare a prendere qualche parlamentare per dire di aver vinto? O vogliamo pensare ai nostri figli?
In ballo c’è il futuro non nostro, ma delle generazioni che verranno.

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