La “dichiarata” vittoria di Joe Biden costituisce una pessima notizia non solo per gli Usa, ma anche per noi, dato che è da sospettare con la sua vittoria una forte accelerazione delle istanze globaliste in tutto il mondo e il ritorno di una pericolosissima America convinta di incarnare il Bene della società multietnica, del progressismo e del capitalismo internazionale.
Una tale America è piuttosto improbabile che resti su posizioni tendenzialmente isolazioniste, come ci aveva abituato Donald Trump che è riuscito in ben quattro anni di presidenza a non fare neanche una guerra; obiettivo quest’ultimo neanche lontanamente centrato dal Premio Nobel per la Pace Barack Obama. Altro aspetto importante della presidenza Trump è stato il contrasto all’esuberanza della Cina, che non dimentichiamolo ha enormi responsabilità nella diffusione del covid-19, dato che a quanto pare la pandemia è partita proprio da lì.
Ma l’aspetto forse più sconcertante è stata da parte di Joe Biden la richiesta del voto cattolico, che mal si concilia con chi “sostiene il diritto all’aborto fino alla nascita, cioè fino al nono mese, la chiusura delle scuole paritarie in prevalenza cattoliche, l’applicazione immediata dell’Equality act che obbligherebbe i sacerdoti a celebrare i matrimoni dello stesso sesso” come ci ricorda Maria Giovanna Maglie in un suo articolo apparso su La Verità di domenica 1 novembre 2020.
Su tutto ciò i media non ci hanno informato molto e in televisione non sono risaltati molti commenti da parte dell’attuale Pontefice, essendosi invece, questo ultimo, speso in passato su affermazioni, di certo non entusiasmanti nei confronti di Donald Trump per la sua volontà di costruire il muro con il Messico al fine di contrastare l’immigrazione clandestina.
Tutto ciò mette in evidenza come il massimo vertice della Chiesa cattolica “Può dialogare con un ateo, un cinese o un islamico, un nemico della famiglia, con chi odia la cristianità; ma quando mai ha dialogato con i cattolici in dissenso dalla sua linea, ha proteso la mano?” come ci ricorda l’articolo di Marcello Veneziani riportato su La Verità di giovedì 12 novembre 2020.
Anche se Joe Biden avesse vinto, il trumpismo non è certo morto e a Donald Trump resta il grande merito di aver avvicinato le classi lavoratrici al Partito Repubblicano e di aver tenuto gli Stati Uniti lontano da guerre in giro per il mondo.
Per quel che mi riguarda le mie simpatie andranno sempre più al rude coltivatore di mais delle zone medio occidentali che non al raffinato avvocato divorzista della costa est.