Don Lamberto Pigini se n’è andato. Ieri notte è tornato alla casa del Padre. Se n’è andato un sacerdote che ha donato al Signore 70 dei suoi 97 anni. Se n’è andato un imprenditore illuminato, come lo definiscono, ma io preferisco dire innamorato del suo lavoro. Se n’è andato un uomo di grande carattere, di grandi capacità e di grande spiritualità. Non lo nascondo, ho avuto sempre tanto rispetto e una sorta di timore reverenziale nei suoi confronti.
La prima volta che l’ho incontrato è stato nel 1996. Avevo una agenzia di comunicazione e portavo a stampare le mie cose a Tecnostampa. Ero incinta: di lì a pochi giorni, eravamo poco prima di Pasqua, sarebbe nato il mio primo figlio. Era una bella giornata di sole ed avevo in mano cataloghi, opuscoli, una borsa e mi cadde tutto. Lui era sulla porta, mi aiutò mi sorrise e, indicando la mia pancia, mi disse: “Ma cosa ci fa qui? Lei dovrebbe essere a comprare l’uovo di Pasqua per questo bambino!” Mi accompagnò dentro e mi fece gli auguri per una Santa Pasqua.
Poi negli anni ci siamo incontrati molte volte. L’ultima è stata nel 2017, in estate. Era seduto sulla panchina sotto casa sua in Corso Persiani. Mi sono seduta accanto a lui e abbiamo scambiato poche battute sulla mia fede ritrovata. Poi due ragazzi mi hanno chiamato e mi hanno chiesto se potevano parlare con lui. Erano due neocatecumenali che volevano conoscerlo. Gli chiesi se potevo farli avvicinare. Anche qui mi sorrise e mi rispose “Ma no, sono stanco. E poi che cosa può insegnarli questo vecchio prete”? Li congedai. Mi misi di nuovo seduta. Mi parlò dei suoi pavoni. Poi gli preparai una vaschetta di gelato. Tornò a casa.
Il mio dolore, quello della mia famiglia e della redazione del nostro giornale si unisce a quello di Riccardo, nostro collaboratore ma soprattutto nostro caro amico, della sua mamma e di tutti i dipendenti delle sue aziende.
Sapranno tutti mettere in pratica i suoi insegnamenti e la sua capacità di reagire.
Arrivederci Don Lamberto. A Dio.
