“Un elemento di discriminazione e di diseguaglianza” che limitava “l’accesso di tante persone al Servizio sanitario nazionale”. Così il Ministro della Salute Roberto Speranza ha definito il “superticket sanitario” sulle visite ambulatoriali che dal prossimo 1° settembre sarà abolito in tutte le Regioni.
L’abolizione, quindi, sempre secondo il Ministro Speranza, rappresenta “una vittoria per lo Stato, perché diamo modo a tutti di poter accedere, nel pieno rispetto del mandato dell’articolo 32 della Costituzione, che dice che la Repubblica tutela la salute, come fondamentale diritto dell’individuo e come interesse della collettività”.
Sparirà quindi, finalmente la quota aggiuntiva prevista negli ultimi anni (dal 2011), sulle ricette relative a prestazioni specialistiche ambulatoriali. Una maggiorazione intorno ai 10 euro, che le diverse Regioni in questi anni hanno applicato con regole proprie (in alcuni casi in base al reddito). Si pagherà solo il ticket ordinario, uguale su tutto il territorio nazionale che varia a seconda della prestazione, arrivando a un massimo di 40 euro.
Fino a questo momento le Regioni si erano regolate ognuna a suo modo, rispettando solo la regola dei cittadini esenti dal ticket: bambini o anziani membri di nuclei familiari con reddito non superiore a 36.150 euro all’anno; disoccupati; malati cronici o affetti da patologie rare; titolari di pensione minima o pensione sociale; invalidi civili, invalidi di guerra e invalidi per motivi di lavoro e servizio.
Questa scelta riporterà, soprattutto in alcune Regioni, la sanità pubblica ad essere più conveniente di quella privata che fino ad ora, in certi casi, era paradossalmente più competitivo. I dieci euro in più, infatti, applicati prestazioni a costo contenuto, come gli esami di laboratorio di base o le radiografie, avevano avuto improvvisamente aumenti fino al 30-40%,

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