Debutta il 29 luglio ore 19 nel Cortile di palazzo Buonaccorsi di Macerata, nell’ambito della “Notte dell’Opera” del Macerata Opera Festival, lo spettacolo “Black Aida”, coproduzione Associazione Arena Sferisterio e Atgtp Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata, in collaborazione con Piccoli Idilli, drammaturgia a cura di Simone Guerro che ne firma la regia insieme a Filippo Ughi. Dopo il debutto, l’opera sarà in tournée in varie città d’Italia, tra cui Como, Roma e Parma.
Una fiaba africana, una rilettura per ragazzi, bambini e famiglie dell’Aida, celebre opera di Giuseppe Verdi a 150 anni dal suo debutto (Cairo, 1871). Non un adattamento, ma una vera e propria rilettura di una delle opere più amate del repertorio che prende in considerazione tutta la vicenda dal punto di vista della principessa africana. Una storia che diventa fiaba archetipica, in cui l’amore e la guerra si fondono insieme per dare senso alla vita e al mondo. Il pubblico dell’opera è abituato a vedere l’Aida ambientata nell’Egitto trionfante. Questa versione invece guarda alla storia dal punto di vista etiope, uno sguardo nascosto, tribale, che rilegge anche la musica in questa chiave. Le arie e le note verdiane sono riprese in uno spirito musicale ancestrale e collettivo (elaborazione musicale del Maestro Giovanni Stortoni), proprio come insegnano i Griot, cantori africani che hanno il compito di tramandare la tradizione orale. La musica è interpretata dai principali strumenti della musica etnica africana, misti al canto lirico, che chiamerà anche al coinvolgimento del pubblico in un rito collettivo che richiama tutti a celebrare la bellezza del teatro e della musica.
In scena la griot Bintou Outtara, attrice originaria del Burkina Faso, dal portamento regale, racconterà un’antica storia africana, quella di Aida, principessa prigioniera. Accanto a lei Soulemayn Diabaté, in arte “Petit Solo”, giovane percussionista di spicco del Burkina Faso, tra i principali virtuosi del Balafon, e la soprano Fiammetta Tofoni, diplomata in Canto Lirico presso il Conservatorio “A. Casella” di L’Aquila.
Aida non è solo una vicenda, ma un archetipo di una figura femminile ostaggio dell’umanità ancora troppo maschilista, un archetipo oltretutto interculturale.
L’idea parte dall’esperienza dei narratori della tradizione africana, meglio conosciuti come griot, aedi africani, depositari di tradizioni e racconti antichi, di un’arte del tutto oratoria, scomparsa nella contemporaneità occidentale.
I bambini non pensano che invece dietro la figura della principessa esiste sempre un re o una regina che la coinvolgono in un destino che non le appartiene. Così Aida sarà prigioniera, divisa tra la possibilità della fuga e la celebrazione del suo grande amore.