La programmazione espositiva della Galleria d’Arte Puccini di Ancona prosegue con la mostra sull’opera di Lamberto Pignotti, uno tra i maggiori e più autorevoli esponenti della poesia visiva in Italia.
Dopo aver esordito negli anni Quaranta con la sperimentazione di un’arte verbo – visiva, Pignotti successivamente si occupa di saggistica d’arte per poi teorizzare, negli anni Sessanta, le forme pionieristiche della Poesia visiva, secondo l’affermarsi del concetto di un’arte totale, che lo conduce a sfruttare, nelle sue opere, tutte le possibili capacità di riflessione della parola e delle suggestioni dell’immagine. Nel 1963, all’interno del nascente clima dell’Arte concettuale, fonda il Gruppo 70, accanto a Giuseppe Chiari (membro del Gruppo internazionale Fluxus), ed Eugenio Miccini, e con l’adesione di autorevoli artisti, che diventeranno esponenti di questa ricerca.
Con l’avvento della Poesia visiva, con la quale avviene l’ampliamento degli schemi operativi tradizionali del fare artistico, Pignotti interviene prima sul disegno e poi sulla fotografia, sia in bianco e nero che a colori, nella commistione dell’immagine con la scrittura a mano, con testi stampati, o con l’integrazione di testi ed immagini fatta anche con il collage, o con l’intervento pittorico della manualità del gesto, con forme, segni grafici colorati e testi scritti, e con collage di francobolli.
La mostra presenta una quindicina di opere dell’artista, che coprono lo spazio temporale maggiormente significativo del movimento della Poesia visiva in Italia, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta del Novecento, a partire dai primi elaborati contestuali alla costituzione del Gruppo 70. Le opere esposte sono relative alla sua migliore e definitiva autonomia espressiva, con l’affermazione della completa valenza estetica e comunicativa, sottese, da un lato, alla qualità dell’intervento pittorico, e, dall’altro, al contenuto del messaggio rappresentato.
Lamberto Pignotti nasce da padre pittore nel 1926 a Firenze. Qui si laurea e risiede fino al 1968, anno in cui si trasferisce a Roma. Nel 1944, assimilata la lezione delle avanguardie, avvia sperimentazioni di arte verbo-visiva. Nei primi anni Sessanta concepisce e teorizza le prime forme di “poesia tecnologica” e “poesia visiva”, di cui cura nel 1965 la prima antologia, individuando 15 autori. Nel 1963 dà vita, con Miccini, Chiari e altri artisti e critici, al “Gruppo 70” e partecipa pochi mesi dopo alla formazione del “Gruppo 63”. Dal 1971 conduce (prima come professore alla Facoltà di Architettura di Firenze e poi al DAMS della Facoltà di Lettere di Bologna), alcuni corsi sugli svariati rapporti fra avanguardie, mass-media e new-media. La sua opera artistica procede rapportando segni e codici di diversa provenienza: linguistici, visivi, dell’udito, del gusto, dell’olfatto, del tatto, del comportamento, dello spettacolo: da siffatta attività multimediale e sinestetica nascono, tra happening e performance, le “Poesie e no”, le “cine-poesie”, le cassette logo-musicali, i libri oggetto di plastica, le poesie da toccare, da bere, da mangiare, i “chewing poems” e, naturalmente, le “poesie visive” sotto forma di collage o di intervento su foto di cronaca, di moda, di pubblicità, ecc.
Come poeta visivo e lineare è incluso in molte antologie italiane e straniere ed è trattato in vari libri di saggistica e consultazione.